Oggi si fa un gran parlare di comunicazione, story telling e quant'altro. La comunicazione è alla base di tutte le nostre reti sociali, professionali, familiari. Quando qualcosa non va c'è un "problema di comunicazion"e, bisogna trovare "nuove strategie comunicative", è necessario "migliorare la comunicazione"
Hai mai pensato di cosa è fatta la comunicazione?
È fatta di parole, mi dirai, ma anche di gesti, di espressioni del viso, di tono della voce e di pathos. Si comunicano fatti, informazioni, sentimenti, emozioni, pensieri, opinioni. La comunicazione è come una torta a tanti strati, ognuno è un livello diverso ed aggiunge qualcosa in più a quello precedente.
Eppure anche l’assenza di parole, di gesti, di espressioni possono dirci qualcosa. Come nella musica, il discorso ha bisogno di pause per rendere la propria efficacia. Le pause comunicative possono essere brevi intervalli tra una parola ed un’altra, ma anche lunghe pause a sancire la fine di un discorso. Nell’aria resta sospeso il tono della voce, le parole che si intersecano, il silenzio si impregna di emotività. Nel silenzio si riflette, ci si guarda dentro, si ascoltano i nostri pensieri, si piange, si ascolta il dolore, la rabbia. Il silenzio è uno spazio atemporale, intangibile che ci offre una grande opportunità, basta saperla cogliere.
”Nella stanza di terapia accade spesso che si intervallino silenzi, che vi siano momenti sospesi nel vuoto. Sono attimi preziosi come piccole gemme che dobbiamo cogliere e custodire. Il silenzio in terapia ci permette di fermarci, di non essere pressati dal giudizio. Nessuno è giudicato per non colmarlo all’istante. In seduta, il terapeuta accoglie il silenzio dell’altro con la consapevolezza che questo sia uno dei rari momenti in cui sia possibile ascoltarlo."
Nella stanza di analisi accade spesso che si intervallino silenzi, che vi siano momenti sospesi nel vuoto. Sono attimi preziosi come piccole gemme che dobbiamo cogliere e custodire. Il silenzio in analisi ci permette di fermarci, di non essere pressati dal giudizio. Nessuno è giudicato per non colmarlo all’istante. In seduta, il terapeuta accoglie il silenzio dell’altro con la consapevolezza che questo sia uno dei rari momenti in cui sia possibile ascoltarlo. Il silenzio ci permette di dare spazio all’ascolto dei nostri respiri, dell’ambiente circostante, l’assenza sonora permette ad altri sensi di attivarsi e di essere ascoltati. Il silenzio dell'analista è uno luogo sacro che accoglie e lascia posare lo spirito dell’altro. Uno spazio sicuro, un tempio in cui riposare. Nel silenzio si ascoltano, gridi, lacrime, dolori lontani che altrimenti sarebbero ignorati. Invece, è importante non ignorare il dolore, ma accoglierlo come un uccellino ferito di cui prendersi cura.